A partire dal 21 Aprile Google ha rilasciato un nuovo aggiornamento definito “mobile-friendly”: un algoritmo che andrà, come dice il termine stesso, a favorire tutti quei siti web con una buona ottimizzazione delle pagine in mobile e che, per converso, penalizzerà tutti quelli che invece non hanno mai messo a punto una buona strategia, utilizzando ad esempio il software Flash che il più delle volte non è supportato dai dispositivi mobili.
L’aggiornamento è ancora in fase di rilascio e tutto il processo sarà completo nel giro di poche settimane; questo è il motivo per cui la maggior parte degli esperti sta iniziando a vedere solo i primi segni di questa rivoluzione, che si pensa andrà a stravolgere completamente il mondo mobile, tanto che si è parlato di un “Mobilegeddon”.
Questo aggiornamento, quindi, potrebbe porre tutti coloro che fino ad ora hanno messo da parte una strategia mobile appropriata di fronte all’esigenza di rivedere il lavoro svolto, costringendo questi ultimi a considerare seriamente il traffico proveniente dai dispositivi mobili, che nel tempo sta crescendo in maniera esponenziale.
Di seguito sono riportati alcuni esempi delle prime fluttuazioni che si sono rilevate nei giorni immediatamente successivi al rilascio dell’aggiornamento:
#Mobilegeddon day 3 and there’s more #suspiciousflux – here’s another spot the difference pre and post 21st April pic.twitter.com/XWBUpeqG2M
— jon earnshaw (@jonearnshaw) 23 Aprile 2015
Come spiega in un tweet il nostro CTO Jon Earnshaw: “È il terzo giorno del #Mobilegeddon e possiamo intravedere ancora altri #flussisospetti – ecco un altro prima e dopo il 21 Aprile”.
Il grafico proveniente dalla nostra piattaforma Pi Datametrics mostra che, ad esempio, nei giorni immediatamente successivi all’aggiornamento, Next ha registrato un calo delle visualizzazioni molto considerevole per tutte quelle parole chiave relative all’abbigliamento maschile.
Ancora una volta viene rimarcata, quindi, l’importanza dei contenuti di qualità, stavolta nell’universo mobile.
I primi segni che sono stati riportati sono ancora molto incerti, delle stime del tutto provvisorie: questa è solo la punta dell’iceberg del “Mobilegeddon”.
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